Il presidente di ClimAbita commenta i lavori in corso alla Conferenza di Parigi. "Inutile se senza impegni e sanzioni".
“Bene gli ecobonus ma sono pillole per tranquillizzare, per rigenerare le città non basta intervenire su impianti e serramenti, bisogna lavorare sugli involucri”
Norbert Lantschner
“Attenzione, a Parigi non stanno dicendo la verità. I Paesi riuniti per l’evento internazionale COP21 stanno spingendo per un impegno volontario, senza sanzioni né controlli. Niente di nuovo dopo Lima o Copenaghen – ha dichiarato Norbert Lantschner, presidente di ClimAbita -. Finanza, multinazionali energetiche e media ci tengono chiusi in una bolla e non collaborano concretamente per dire qual è lo stato di salute e quali le prospettive per il nostro Pianeta”. Dal 30 novembre a Parigi si è riunita la 21 conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Fari puntati sulla capitale francese grazie alla presenza dei numerosi capi di stato e ai messaggi amplificati dalle dichiarazioni dei grandi del mondo, in primis Papa Francesco con la sua Enciclica Laudato Si e con la dichiarazione “Siamo al limite del suicidio”.
“L’epicentro mondiale di chiacchiere e menzogne! I media bravi assistenti del clima della disinformazione!”. E’ questo il commento di Norbert Lanthsner su Facebook dopo il primo giorno di Parigi.
Tutti i Paesi a parole dichiarano di voler difendere il Pianeta dai cambiamenti climatici e concretamente si sono posti come limite il contenimento del riscaldamento entro i 2 gradi che per gli scienziati è il limite ultimo di sicurezza. Barack Obama ha dichiarato che “la responsabilità degli Usa è agire”, ma “dagli Usa arriva anche un segnale forte in termine di impegni concreti – aggiunge Lantschner – perché qualora ci fosse un cambio di rotta post-Obama non si riesce ad indicare ora un target di riferimento”. A Parigi si è distinta l’India che non rinuncia alle prospettive di benessere e volendo uscire dallo stato di povertà non accetta vincoli alla crescita. Tutti d’accordo sulla difesa del Pianeta quindi, ma non con gli stessi oneri per tutti i paesi. Si guarda con attenzione alla tecnologia, all’efficienza energetica, all’innovazione. Dagli Usa alla Cina anche i grandi vogliono decidere autonomamente tempi e soluzioni, impegni sì ma non vincolanti.
“Ogni anno l’Onu indica nuovi record di temperatura ma parallelamente le multinazionali energetiche continuano sulla propria rotta, con strategie ben definite per mantenere i propri interessi. Sicuramente la popolazione è sempre più sensibile e informata sul tema ambientale – spiega Lantschner – e i colossi sfornano nuovi strumenti per rispondere ad una domanda impellente e condivisa. Le bellissime dichiarazioni restano lettera morta. Finanza e industria continuano a tutelare i propri interessi che non sono quelli del Pianeta e la politica ci imbroglia: l’ultima invenzione di Parigi è l’impegno volontario, una delle più grandi fregature perché senza controllo e sanzioni si tornerà alla prossima Conferenza dell’Onu dicendo semplicemente ‘non abbiamo raggiunto nessun obiettivo’. E si sarà perso ulteriore tempo”.
“Un mese fa la Cina ha dichiarato di aver sbagliato nel comunicare quanto carbone utilizza il Paese – continua il presidente di ClimAbita – ha ammesso di aver fatto un errore per una massa di Co2 corrispondente a quella che emette la Germania”. Un ulteriore dato per dimostrare che la consapevolezza sulla serietà del problema non è ancora condivisa. “Anche in Italia riscontro un profondo gap tra quello che si dice e quello che si fa: si penalizza sull’uso delle rinnovabili – dice Lantschner – si stenta a dare meccanismi efficienti per riqualificare il patrimonio costruito e tanto energivoro. Bene gli ecobonus ma sono pillole per tranquillizzare, per rigenerare le città non basta intervenire su impianti e serramenti, bisogna lavorare sugli involucri. Se mancano controlli e sanzioni non c’è volontà”.
Singolarmente ci sono aziende e individui che cercano di fare la propria parte. “Sicuramente sta maturando una sensibilità dal basso e la rivoluzione non potrà che partire da lì. L’Europa sa che non ha energie fossili in casa – continua il presidente di ClimAbita – se non ci attiviamo rischiamo di perdere il nostro benessere economico non potendoci permettere di stare sul mercato internazionale. Edilizia, mobilità e cibo sono i tre settori sui quali dobbiamo agire”.